pag 64, 6€ Inferno – Canto XXXIII bis Dante Alighieri L’incredibile manoscritto ritrovato in valle Di susaNel 1308 Dante Alighieri è esule, incammino
verso la Francia. Nel suo peregrinare, approda in Valle di Susa. Tratto in
arresto dagli armigeri che presidiano la valle, dopo qualche giorno di
prigionia troverà ricovero presso i monaci della Sacra di San Michele. Quivi,
nel riposo illuminato da una pozione di “spetialissime
erbe”, il poeta si ritrova catapultato in una sorprendente visione
premonitrice. Il Maestro Virgilio lo condurrà nell’abisso del peccato pi’u
grave e imperdonabile in cui l’umanità si appresta a sprofondare: IL
TRADIMENTO DELLA NATURA E DELLA SPECIE. Un abisso di abbrutimento, avidità e supplizio, che si disvela a Dante nei
travagli del territorio valsusino. Un abisso che è il nostro presente…
Il manoscritto qui pubblicato, ritrovato dopo secoli di oblio, contiene le
terzine attraverso cui il sommo poeta ha voluto consegnarci questo viaggio. Un
monito che un imperscrutabile destino ha voluto rivelarci soltanto oggi,
proprio quando l’abominevole abisso pare averci inghiottito anima e corpo, ma nel
contempo dalle sue viscere s’affacciano, flebili ma inesorabili, i bagliori
d’una novella resistenza. ” Molto, mio duca, bramerei sapere
perché di tra gli attrezzi di macello”
dimandai “ve n’è uno di barbiere”.
E il duca a me: “In questo tristo ostello
tra i magistrati c’ avranno confino
un, più che al resto, baderà al capello.
……………… “