L’eresia delle femmine ribelli
Michela Zucca, L’eresia delle femine ribelli – Donne delle foreste e delle montagne, 8 pagine, 1.50 €
Non fu tanto la religione, quanto il razionalismo militante, che alla fine fece scomparire le fate e le altre creature silvestri. Se la Chiesa si era limitata a mettere in guardia contro spiriti che potevano essere pure di obbedienza satanica, il razionalismo ne negò l’esistenza, come negò quella del Diavolo e delle streghe. A scuola si imparò che erano tutte “superstizioni d’altri tempi”. La foresta, finalmente liberata dal suo incantesimo, poteva ormai essere sfruttata secondo la tecnologia moderna, che distruggeva l’ambiente. La solcarono strade; rettifili disboscati penetrarono fin nel più fitto degli alberi. Il “popolo degli alberi” perse l’unica risorsa di cui disponeva, il rifugio in cui ritirarsi al di fuori dell’influenza dei “civili” (che erano riusciti a occupare ogni angolo), in cui vagare a proprio piacimento come gli animali selvatici. E perse Dio. Streghe, eretiche, delinquenti: dove sono andate a finire le antiche femmine ribelli delle Alpi e delle foreste d’Europa? Bruciate dai roghi, naturalmente; fatte a pezzi sui patiboli, in mezzo alla gente di città, curiosa ed eccitata; ridicolizzate dagli intellettuali e dimenticate, soprattutto. Perché dopo l’Inquisizione, che pure fece tanti morti, il ricordo di loro rimase: e le creature mitiche continuarono, per secoli, a parlare attraverso le storie delle vecchie e a popolare le notti senza luna.