G.A.R.I. 1974

G.A.R.I. 1974

Gruppi di Azione Rivoluzionari Internazionalisti

La pubblicazione contiene la traduzione in italiano di «Dossier G.A.R.I.» e «Rapto en Paris» e in allegato il documentario video in formato dvd sottotitolato in italiano  «¡G.A.R.I.! 1974», pag 96, 7 euro il ricavato del libro andrà a sostegno della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali.

Ezioni El Rùsac, NED P.S.M., El Paso edizioni, Cassa antirep alpi occidentali.

INTRODUZIONE

“Perché proporre, a più di quarant’anni dai fatti, la pubblicazione di una raccolta di documenti inerenti a un’esperienza sviluppatasi in un contesto così lontano anche in termini geografici, da quello con cui ci confrontiamo oggi?

La risposta a questa domanda deve cercare necessariamente di mettere insieme un buon numero di possibili motivazioni, perché diverse sono le tracce su cui si può snodare un’interpretazione a posteriori del breve ma intenso percorso dei Gruppi di Azione Rivoluzionari Internazionalisti.

I GARI furono un coordinamento che incarnò per alcuni mesi del 1974 l’agitazione armata, in risposta alla repressione messa in atto dal regime franchi- sta e alle complicità delle democrazie europee con la suddetta dittatura. La prima traccia per approfondire la conoscenza di questa esperienza emerge forse dalla natura stessa del loro progetto organizzativo. Il coordinamento era composto da gruppi autonomi, eredi dell’impostazione informale di precedenti espressio- ni della lotta armata libertaria in terra iberica (tra i più significativi il Grupo Primero de Mayo e il MIL), così come di altre esperienze arrivate dall’onda del ’68 francese. Le caratteristiche organizzative di questi gruppi sono distanti anni luce dai paradigmi di formalità e centralismo così cari a molte altre esperienze rivoluzionarie, non solo dell’epoca. Un esempio concreto, per quanto breve e carico di limiti possa essere stato, che dimostra anzitutto che non esistono for- mule uniche per organizzarsi al di là di un ristretto gruppo operativo, e che anche nella pratica armata è possibile provare a non sacri care a favore della gerarchia le specificità, l’autonomia decisionale e di azione di ciascun gruppo coinvolto. Un esempio che, al pari di analoghi tentativi successivi (non certo circoscrivibili alla sola lotta antifranchista), si inserisce senza dubbio nel corso di sperimentazioni organizzative su cui si sono cimentati, di generazione in generazione, molti nemici dell’autorità in ogni parte del globo. Ed è evidente che, per quanto possano mutare condizioni e contesti, tali esperienze rimangono sempre d’attualità e sono sempre portatrici di elementi utili all’elaborazione di altri progetti.

L’esperienza dei GARI si sviluppa in un periodo di forti tensioni sociali e sovversive che coinvolgono gran parte del mondo occidentale, un vento di libertà che affascina un’intera giovane generazione e non solo e che vede nel perdurare della dittatura franchista (e dei suoi omologhi portoghesi, greci o cileni giusto per citare quelli, forse, più rilevanti) una sciagura inaccettabile contro cui impegnarsi. All’interno delle frontiere spagnole, il regime sta rispondendo alle spinte di cambiamento, che a partire dalla metà degli anni Sessanta si fanno sempre più forti in ogni ambito sociale, con la repressione di massa, riempiendo le galere e con le condanne a morte per i rivoluzionari armati.

Non è un caso se esperienze di questo tipo nacquero proprio attorno alla frontiera franco-spagnola, un territorio che per decenni, dalla guerra civile spagnola no alla fine degli anni Sessanta, fu luogo di passaggio dei maquis impegnati nella lotta contro il franchismo e di fatto terreno ideale dove radicare una lotta internazionalista. Tolosa era all’epoca considerata la capitale rossa, la città che fra tutte ospitava un maggior numero di rifugiati spagnoli scappati dopo la vittoria di Franco e sede di numerose organizzazioni in esilio. La storia dei GARI nasce proprio in questi luoghi ben prima del 1974 quando i membri del futuro MIL partirono alla volta di Barcellona armati di mitragliette Sten fornitegli dagli stessi maquis che anni prima avevano combattuto durante la guerra civile e che scappati in Francia si erano uniti alla resistenza. È l’inizio degli anni Settanta e un gruppo di giovani ventenni decide di stabilirsi a Barcellona e creare un gruppo autonomo per contribuire attivamente alla lotta contro il franchismo. Il MIL doveva portare avanti un lavoro di propaganda attraverso una casa editrice clandestina, la Mayo ’37, impegnata a stampare materiale introvabile nella Spagna franchista, e allo stesso tempo l’agitazione armata attraverso l’esproprio utile a finanziare la pubblicazione di libri e non solo, e azioni finalizzate all’attacco diretto contro il regime. L’incisività delle azioni intraprese e la radicalità espressa dal gruppo erano riuscite a dimostrare nei fatti la possibilità di riprendere la lotta contro il franchismo portata avanti no a qualche anno prima da militanti anarchici. E per questo la repressione fu durissima. Il gruppo fu smantellato dopo una serie di arresti e la quasi totalità dei membri del MIL rimasti a Barcellona si ritrovò in carcere con il peso di una condanna a morte. Coloro che riuscirono a scappare, ritrovandosi dopo una rocambolesca fuga proprio a Tolosa, costituiranno il nucleo attorno al quale si creeranno in poco tempo i GARI.

In risposta a queste condanne a morte si moltiplicarono manifestazioni e proteste un po’ ovunque in Europa e con esse attacchi contro gli obbiettivi della politica e dell’economia spagnola, ma ciò nonostante il regime non ripiega e con l’esecuzione di Puig Antich, membro dell’ex MIL, viene confermata la necessità di un salto di qualità nelle pratiche da mettere in campo per contrastare le politiche repressive del regime. Un salto di qualità nel coordinamento e nell’incisività delle iniziative, che spingerà i GARI verso una campagna di attentati a livello internazionale, condotta da gruppi autonomi ma appunto coordinati, che ruoterà attorno al sequestro del banchiere spagnolo Suarez a Parigi e alle conseguenze politiche repressive che quest’azione comporterà.

I GARI non vorranno essere, né saranno, un’organizzazione rigidamente strutturata con l’ambizione di perdurare nel tempo, ma un percorso d’organizzazione armata che individua appunto nell’uso delle armi e degli esplosivi un metodo ineludibile di intervento senza innalzarlo a unica via, per quanto aspri e contundenti siano stati i richiami a una maggiore incisività e radicalità di azione indirizzati dai GARI nei loro comunicati al movimento antifranchista e ai suoi solidali sparsi nel mondo.

Un passaggio necessario che avrebbe poi aperto il campo ad altre possibilità e progetti, su un orizzonte più ampio di attacco allo Stato e al capitalismo internazionale, senza aspirare a incarnare un’improbabile funzione stabile di organo dirigente. Il fatto stesso che i GARI si siano autodissolti in quanto coordinamento, ne è appunto la prova e dimostra quanto fosse radicata la volontà di intendersi come gruppi autonomi nella pratica e nella teoria. Il coordinamento diventa a questo punto un mezzo per raggiungere degli obbiettivi e non un ne a sé stante. I gruppi usciti da questo coordinamento hanno continuato per la loro strada, alcuni dando vita ad Action Directe, altri ritrovandosi in lotte specifiche altri, al contrario, interrompendo ogni attività militante. La contingenza del momento, la necessità di dare una risposta adeguata a un attacco così violento da parte dello Stato spagnolo, aveva spinto molti militanti a ritrovarsi per un intervento specifico, esaurito il quale non c’era altro motivo per- ché perdurasse il coordinamento.

Una prospettiva interessante anche nelle mutate condizioni attuali, la cui percorribilità può forse essere anche considerata alla luce delle difficoltà in cui è incappata l’esperienza delle organizzazioni combattenti nei decenni successivi.

In conclusione, proprio perché diverse possono essere le motivazioni per avvicinarsi alle vicende dei GARI, speriamo di essere riusciti anche nella scelta dei documenti da inserire in questa pubblicazione ad assecondare il carattere eterogeneo, di agitazione efficace ma senza ridondanti formalismi, di questa esperienza. Questa non è la storia dei GARI, ma le storie che si intrecciano in nome del loro coordinamento per il tempo che è durato e per quanto è stato capace di fare. Per questo ci è sembrato opportuno includere nella nostra raccolta un documentario realizzato dal figlio di due protagonisti delle vicende in questione (altro esempio non banale di quella trasmissione di generazione in generazione di un patrimonio che non possiamo permetterci vada smarrito) da cui emerge sì quella comune carica etica che ha spinto molti giovani di quasi mezzo secolo fa a sognare in armi un mondo liberato da regimi, autorità, galere e sfruttamento, ma al tempo stesso non indugia nell’evidenziare i limiti dell’esperienza a cui alcuni di loro hanno dato vita, gli errori tecnici in cui sono incappati, le tensioni caratteriali e umane che hanno condizionato i loro rapporti, le personali valutazioni su quanto avvenuto che chi ascolta può condividere o meno. A questo abbiamo voluto aggiungere due fumetti realizzati da alcuni membri dei GARI a seguito del loro arresto, importanti, a nostro avviso, perché frutto di riflessioni collettive mosse dalla necessità di chi aveva animato questo coordinamento, di spiegare quale era stata la breve ma intensa storia dei GARI.

Queste storie, fra le tante che ci hanno preceduto, sono importanti perché possono fornire spunti e argomenti utili a mettere a fuoco le necessità e le prospettive attuali dei percorsi di conflitto con l’autorità.

I curatori e le curatrici dell’edizione italiana.”

porfido